Vantaggi e svantaggi del Soil Washing

Il Soil Washing è una tecnica che rimuove permanentemente i metalli dal suolo. Vantaggi e svantaggi di questa tecnologia sono stati evidenziati analizzando un caso di studio che è stato condotto in Corea del Sud presso un sito contaminato da piombo.

Siccome tale tecnica di bonifica comporta un’elevata produzione di rifiuti a valle, lo studio ha messo in evidenza gli impatti sull’ambiente in base a quanto stabilito dal Green and Sustainable Remediation, secondo cui è importante effettuare una valutazione sull’aspetto sostenibile di questa tecnica per quanto riguarda l’impatto economico, sociale e ambientale.

La valutazione del processo, o meglio la sua applicabilità, è basata su cinque elementi fondamentali, ossia energia, acqua, materiali e rifiuti, risorse idriche, terra ed ecosistema.

La tecnica del soil washing e i suoi aspetti generali

Secondo la normativa italiana, gli impianti di soil washing ( vedi qui: https://www.baioni.it/soil-washing/) devono sottostare a quanto dispone il Decreto Legislativo 152/06.

In particolare sono elencati all’interno della parte IV -Titolo V-Allegato 3 tutti i criteri che riguardano gli interventi di bonifica, secondo cui è necessario prediligere prima gli interventi che vanno a ridurre stabilmente e in modo permanente la concentrazione di sostanze contaminanti.

Siccome è una tecnica di bonifica abbastanza recente, il soil washing è particolarmente adatto per eliminare i metalli contenuti nel terreno e recuperarli, sempre rispettando quando enunciato nel Decreto 152/06. Il processo può essere realizzato on site o off site, l’importante è che lo spazio sia ampio per utilizzare apparecchiature mobili e camion su cui posizionare tutti i macchinari necessari.

Vantaggi e svantaggi

Il caso studio in questione riguarda la bonifica di un terreno adibito a poligono nella città di Incheon, in Corea del Sud. All’interno del suolo la concentrazione di piombo era pari a 4400 mg/kg, molto oltre i valori consentiti dalla legge coreana.

Dentro un’area di 1km quadrato venne circoscritta una superficie di 19.000 m quadrata altamente contaminata e, quindi, trattata. Il volume che è stato trattato è pari a 4275 metri cubi.

Considerando il volume sottoposto a trattamento, ci sono voluti 5 mesi per portare a termine l’interno processo. La tecnica utilizzata è stata la separazione fisica/estrazione chimica, con l’intero processo che venne diviso in 4 fasi.

Nella prima fase il suolo contaminato venne scavato e trasportato presso l’impianto. Nella fase 2, il materiale contaminato venne inserito dentro una tramoggia e poi su un nastro trasportatore. Tramite la vibrazione a umido, vennero separate ben tre frazioni granulometriche diverse, ossia un materiale dalla grandezza tra 1,5÷4 mm e principalmente costituito da proiettili e sabbia, un altro superiore a 4 mm, per lo più formato da ghiaia e, infine, una frazione fine, costituita da argilla e limo, le cui dimensioni erano tra 0,075÷1,5 mm.

I vantaggi di questa tecnica sono la grande efficienza di rimozione e recupero del piombo, il volume per il trattamento notevolmente ridotto grazie alla SF che venne effettuata a monte del processo e l’utilizzo di impianti di solito impiegati per trattamenti diversi.

Invece, lo svantaggio è rappresentato dall’impatto ambientale che si è scaturito dall’implementazione del Soil Washing. In effetti, la Green and Sustainable Remediation (GSR) afferma che una tecnologia di bonifica deve essere in grado di rimuovere dal terreno i contaminanti minimizzando l’impatto del processo sull’ambiente che, nel caso in questione, è andato oltre i limiti da essa stabiliti.